Barker Hannah, That Most Precious Merchandise, The Mediterranean Trade in Black Sea Slaves, 1260-1500, University of Pennsylvania Press, Philadelphia 2019, pp. 1-314, 2 mappe, 5 tavole, 16 grafici.
Il volume, il cui titolo richiama la realistica e forte espressione del teologo domenicano Felix Faber, offre una nuova e ben documentata sintesi sul traffico degli schiavi dal Mar Nero al Mediterraneo nel tardo medioevo. In questo contesto si tratta, da una parte, dell’utilizzazione urbana di soggetti di entrambi i sessi, dall’altra, dell’inserimento nei quadri militari dello stato egiziano di individui di pelle chiara nativi della regione pontica settentrionale. È particolarmente ampio lo spettro delle fonti utilizzate, tanto latine quanto arabe.
Per l’ambito latino si spazia dalle imprescindibili testimonianze degli atti notarili e da quelle di carattere giuridico, amministrativo, letterario e diplomatico concernenti i domini coloniali genovesi e veneziani alle opere di strategia e propaganda crociata.
Per l’ambito arabo vengono utilizzate fonti meno consuete, quali la trattatistica musulmana, le compilazioni riguardanti la normativa religiosa, le raccolte di pareri legali, cui si aggiungono cronache, opere geografiche, repertori biografici e racconti di viaggio.
Organizzato in sette capitoli, il volume esamina il significato della schiavitù nei diversi contesti del Mediterraneo medievale; le differenti percezioni dello status dello schiavo; l’accettazione della schiavitù comune alle società mediterranee in riferimento a Genova, Venezia, l’Egitto; le pratiche del mercato degli schiavi e le modalità della tratta; il mercato del Mar Nero con il coinvolgimento delle diverse popolazioni pontiche (riferimenti, ad esempio, ad Armeni, Abkhazi, Alani, Circassi, Mingreli, Mongoli, Russi ecc.); le problematiche, le modalità e le consuetudini relative al commercio degli schiavi.
Il tema della schiavitù in rapporto alla crociata chiude infine il lavoro facendo riferimento alla ben nota questione degli embarghi contro l’Egitto. La questione, in genere investigata come affare religioso sulla base dei trattatisti e della propaganda del tempo, viene qui reinterpretata grazie a una nuova prospettiva di indagine evidenziando la ragione prettamente mercantile degli stati, in specie Genova, Venezia ed Egitto, impegnati a fronteggiarsi nel complesso sistema dei traffici mediterranei.
(S.O.)