Koukouni, Ioanna N., Chios dicta est... et in Aegæo sita mari: Historical Archaeology and Heraldry on Chios, 330 pagine; 18 figure, 6 carte, 125 illustrazioni, Oxford, ArcheoPress, Oxford 2021.

Il volume suddiviso in due parti, precedute da una dettagliata descrizione del metodo di indagine e delle fonti materiali e scritte, si propone di offrire una discussione sull’archeologia e la storia del passato bizantino e genovese di Chio dopo più di cento anni dall’opera di G. Zelotas. Oggetto dichiarato della prima parte (A) è la regione del Monte Amani al cui centro spicca il villaggio di Volissos, dominato dal kastro. L’indagine del primo capitolo si rivolge a questo territorio, il meno contagiato da influenze esterne, situato nel nord-ovest dell’isola e disseminato di opere difensive, castra, torri, castelli, che sono stati trascurati dalla ricerca archeologica del passato, come del resto – avverte I. Koukouni − lo sono state le testimonianze del periodo bizantino nella zona centro-meridionale (tranne alcune rinomate eccezioni: chiese di Nea Monì, di Panaghia Krina e porzioni del kastro di Chio), sopraffatte dalla ricostruzione delle opere difensive e dalla ripianificazione dell’assetto rurale durante il periodo genovese. Un altro capitolo è dedicato all’esame della storia sociale ed economica dell’isola in una prospettiva diacronica con particolare riferimento alla fasi bizantina e genovese. La seconda parte (B) riguarda le fasi delle dominazioni genovese e ottomana e quella del ritorno all’indipendenza dell’isola, studiate in modo affatto nuovo attraverso le iscrizioni (private, civiche e religiose) e l’araldica. In particolare testimonianze parlanti del ruolo delle famiglie che hanno costellato la storia dell’isola, gli stemmi sono espressione del prestigio nobiliare genovese che si è esteso anche in ambito greco grazie alle contaminazioni tra i ceti privilegiati delle due comunità affermandosi fino ai rami dinastici secondari dell’aristocrazia bizantina, senza contare la diffusione ottocentesca dello stemma nell’ambito delle corporazioni a riprova del prestigio assunto dai ceti professionali. Il volume, basato su un’ampia bibliografia, su una dettagliata catalogazione dei siti, su un vasto repertorio di fonti materiali, scritte e orali, corredato di appendici, glossari, figure, carte e illustrazioni, offre una riconsiderazione critica delle interpretazioni del passato fornendo riflessioni per un inquadramento originale della storia dell’isola. Ed anche il vuoto del periodo alto-medievale acquista una ragione nella permanenza di un habitat rurale silenzioso, ma sempre presente. La forza della società rurale dell’isola costituisce il fattore di questa continuità capace di riproporsi nella gestione fondiaria dell’aristocrazia e nell’attività agricola dei contadini, divenendo un elemento altamente attrattivo per chi – come i genovesi, i veneziani e i turchi − aveva mirato ad impadronirsene.

(S.O.)