Le origini di Caffa
La città genovese ai margini dell’Europa
Negli studi sulla Crimea medievale un posto rilevante è occupato dalla città di Caffa, sobborgo dell’antica colonia greca di Theodosia, menzionata nel X secolo da Costantino Porfitogenito nel De administrando imperio[1]sebbene in riferimento alla guerra del terzo secolo tra Bosforiti e Chersoniti. Il sito frequentato dai popoli della steppa, caduto sotto il governo dell’Orda d’Oro, fu oggetto dell’interesse dei genovesi, i quali alla fine del XIII secolo vi fondarono il più importante centro del loro dominio nel Mar Nero. La città ebbe un’eco vastissima nelle fonti medievali e, grazie alla diffusione della fortunata espressione Ianuensium civitas in extremo Europae, se ne comprende immediatamente il significato per gli uomini del tempo, per i loro viaggi e la loro conoscenza. La sua posizione geografica ai margini della civiltà europea, là dove si incontravano popoli che non condividevano nulla con la tradizione comune al mondo occidentale, ne faceva un luogo inconsueto, di contatti con religioni, usi, lingue diversi, ma proprio qui i genovesi avevano costruito il fulcro della loro penetrazione commerciale nel Mar Nero e avevano creato un polo insediativo, amministrativo e culturale di tipo occidentale, un fortilizio ben dotato della loro civiltà, raggiungendo il pieno compimento delle logiche che li avevano portati a stabilirsi in diversi siti sparsi nel Mediterraneo.
La fondazione della città
La nuova città in territorio mongolo fu fondata dai genovesi seguendo una prassi a loro consueta, di cui parla lo storico bizantino Niceforo Gregoras nel XIV secolo: «All’inizio fu fondata piccolissima (e certo non aveva mura e vaste grandezze come ha oggi), tuttavia l’abitarono senza mura delimitando un breve spazio con una fossa ed una palizzata. In seguito pian piano e in breve procedendo nel tempo, con pietre trasportate per terra e per mare la costruirono in larghezza e in altezza, elevandone i tetti verso l’ampio cielo. Così in breve tempo presero di nascosto uno spazio più vasto di quanto fosse stato stabilito. Con il pretesto di disporre di case più numerose e ampie, imponendolo s’intende la quantità delle merci introdotte e portate alla vendita al mercato, allargarono i giri delle mura a indicare progetti più ampi, e così poco alla volta munirono saldamente la città di fortificazioni: in tal modo la salvezza degli abitanti sarebbe stata garantita e non si sarebbe potuto stringerli d’assedio da parte di nessuno»[2].
Il passo di Gregoras confrontato con altre fonti è stato studiato per ricostruire i particolari complessi e lacunosi dell’origine di Caffa, dal momento che la tradizione annalistica genovese si limita a menzionare i primi genovesi che l’abitarono, forse Baldo Doria o forse Antonio dell’Orto, senza poter accertare se la città fu acquistata, donata o tolta ai mongoli con la guerra. Con certezza, però, sappiamo che l’impianto genovese con un console era già in piena attività nel 1284. I fatti raccontati dallo storico bizantino con una certa approssimazione, che Vergil Cîociltan ha spiegato come il risultato di una narratio continua di un ventaglio di avvenimenti durati una sessantina di anni, dalla fondazione, verso il 1270, alla prima metà del XIV secolo, focalizzerebbero come momento centrale del processo istitutivo la concessione formale del luogo ai genovesi da parte del khan tartaro Ozbek nel 1313, dopo la loro espulsione nel 1308.
Lo sviluppo della città
In realtà il testo dell’autore bizantino suggerisce anche altre valutazioni, in particolare colpisce la prima constatazione della grandezza e della potenza raggiunte in poco tempo da Caffa. Le case, numerose e grandi, per accogliere le merci e la solidità delle fortificazioni segnalate dall’autore bizantino alla metà del XIV secolo compongono l’immagine di magnificenza confermata dal viaggiatore arabo Ibn Baṭṭūṭa, che provenendo dai territori dei Quipchaq raggiunse, trasportato da un carro trainato da cavalli, la grandissima città di al-Kafā in riva al mare, abitata da cristiani in gran parte genovesi sottoposti a un loro governatore (il console, nel testo detto emiro)[3]. L’ammirazione per la prosperità e lo splendore della città ne fece nascere il mito alimentato dagli autori latini del tardo medioevo. Mi riferisco, in particolare, al viaggiatore tedesco Hans Schiltberger, che non solo parla delle due cinte murarie, ma anche della popolazione varia, composta da greci, italiani, armeni e siriaci, i quali hanno i rispettivi vescovi, e dei gruppi ebrei e pagani che convivono con loro[4].
La città avamposto in difesa della cristianità
Ma è soprattutto nell’opera Ogdoas dell’umanista Alberto Alfieri (ca. 1421), dedicata al genovese Giacomo Adorno, che la ricchezza della città, la sua funzione in difesa della cristianità, la varietà dei popoli che la abitano, suggeriscono il mito di Caffa, Christiani populi maximum tutamen[5], giunto sino a noi grazie alla storiografia dell’Ottocento e primo Novecento attraverso i contributi di autori come Michele Giuseppe Canale e Wilhelm Heyd. E non c’è storico anche tra quelli dell’Europa dell’Est – in particolare penso a Nikolai Murzakevič, Mihail Volkov, Anatolij Matveevič Čiperis, Elena Č. Skrižinskaia, M. K. Starokadomskaja, E. Vasil’evna Danilova, Georg I. Bratianu – che, scrivendo sul mar Nero, non abbia tenuto conto dell’importanza di Caffa per la sua resistenza agli ottomani e come fulcro della documentazione che ci è pervenuta sulla Crimea.
Di certo conosceremmo assai meno della storia dei popoli di quest’area se non avessero interagito con la dominazione genovese e con la tradizione culturale latina. In realtà, tuttavia, il processo di interazione con i popoli delle steppe è retaggio bizantino, ereditato dai genovesi quando si insediarono nella Crimea ricevendo l’insediamento di Caffa dal khan tartaro.
Fonti edite
Nicephorus Gregoras, Byzantina Historia, a cura di L. Schopen, Impensis ed. Weberi, Bonn 1830.
Alfieri A. – Cerruti A., L’Ogdoas di Alberto Alfieri. Episodi di storia genovese ai primordi del secolo XV, in «Atti della Società Ligure di Storia Patria», XVII (1885), 311-318.
Constatine Porphyrogenitus, De administrando imperio, a cura di Gy. Moravcsik – R.J.H. Jenkins, Washington 1967.
Ibn Baṭṭūṭa, I viaggi, a cura di C. M. Tresso, Einaudi, Torino 2006.
Schiltberger H., The Bondage and Travels of Johan Schiltberger, a Native of Bavaria in Europe, Asia and Africa, 1396-1427, a cura di K. F. Neumann, traduzione italiana J. Buhcan Telfer (http://www.pgdp.net).
Bibliografia
Murzakević N. , Storia delle colonie genovesi in Crimea, Odessa 1837, traduzione in italiano M. T. Dellacasa, Storici russi del Levante Genovese: Nicolai Murzakevič, in Miscellanea di Storia Ligure in memoria di Giorgio Falco, Tipografia Ferrari Occella e C. di Alessandria, Genova 1966 , 354-441.
Canale M.G., Della Crimea del suo commercio e dei suoi dominatori, Nicolò Armanino Litografo, Genova, 1855-1856.
Heyd W., Histoire du commerce du Levant au Moyen Âge. Harrassowitz, Leipzig 1885-1886.
Balard M., La Romanie génoise (XIIe – début du Xve siècle), Società Ligure di Storia Patria, Genova 1978.
Cinquant’anni di storiografia medievistica italiana e sovietica. Gli insediamenti genovesi nel mar Nero, in Atti del Convegno storico italo-sovietico e della Tavola Rotonda, Genova 11-13 novembre 1976, Genova 1982.
Volkov V., Quattro anni della città di Caffa (1453, 1454, 1455, 1456), in Saggi e documenti II.1, Civico Istituto Colombiano, Genova, 1982, 25-268.
Storici Sovietici del Levante genovese, a cura di A. Prefumo, Genova, Civico Istituto Colombiano, 7, Genova 1985.
Balard M., Caffa Ianuensis civitas in extremo Europae, in «Rivista di Bizantinistica», III, 1993, 65-181.
Cîociltan V., Aux origines d’une confusion historique: Nicéohore Grégoras et la fondation de Caffa, in «Il mar Nero. Annali di archeologia e storia», IV , 1999/2000, 43-150.
Bratianu G.I., La Mer Noire. Des origines à la conquête ottomane, Kryos, Paris 2009.
Origone S., Colonies and Colonization, in A Companion to Medieval Genoa, a cura di C.E. Beneš, Brill, Leiden Boston 2018, 496-520.
Origone S., La Crimea tra popoli della steppa, bizantini e genovesi, in G. Airaldi, S. Origone, P. Stringa, C. Varaldo, Storie e storici del Mediterraneo medievale, a cura di S. Origone, Genova, Quaderni del CeSGO, 1, Genova 2020, 77-92.